Di tutte le creature
che il Cielo volle darci,
alcune, più di altre,
allietano la vista.
Chi rondini, farfalle
chi il falco preferisce...
Non io, cuore malato
con esse mi rapisco.
Un'ape, nel suo volo,
invece io incontrai.
Disegnava figure,
nel volare danzava.
Per lunghi, lunghi giorni
l'anima rallegrò,
artista della vita
e musa ispiratrice,
col volo suo sensuale
danzava nel mio cuore.
Oh, se avessi capito...
e invece mi accecai,
voltandomi di lato.
Una sera andò via.
Ahi quanto piansi, e quanto
ancor ne soffro, ahimè.
E questo vecchio fiore
non ha ora più l'anello
di una vecchia promessa,
che mantener non può.
Ma solo, appassisce
e sbianca la corolla
dai petali d'amore,
con cui l'ape sfamò.
Curvo e sottile stelo
ancora lo sorregge,
ma il vento lo tortura
in continuo girare.
Chissà se questo fiore
reggerà tutto l'anno
di cui parla il poscritto
in pagina d'Amore.
O Ape, dolce amore
nella tua danza, in cielo,
pensa se rifermarti
ancora su di me.
Altri fiori più belli
ti attireranno certo,
ma forse meno cari
saranno, nel tuo cuore.
Se ancor rimane amore
tra il fiore e la sua ape,
non lo spezzino i venti,
nè il miele d'altri fiori.
Non so se per quell'anno
sopravviverò, invero.
Ci proverò, promisi
e onesto in ciò sarò,
finchè le poche forze
del gambo consumato
da infinito dolore
saranno ancora quì.
Mia ape, vero amore
se ancora in te rimane,
che importa se hai volato
ieri in un altro fiore?
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