mercoledì 30 aprile 2008

NOTTE AMICA


Avvolgi o notte le mie membra stanche
dopo il travaglio dell'odiato giorno,
duro da sopportare e sempre uguale.
Cancella finalmente questa noia
della quale mi vesto, anima triste,
come un cappotto in caldo dì d'estate.
Porta con te i ricordi dell'amore
perduto, che consumano il mio tempo,
rimpianti che mi invecchiano senza posa.
Forse nel buio tuo, amica notte
più chiara potrà esser fioca luce
che mi indichi la strada da seguire,
che mi trascini fuori dall'abisso
di solitudine, che il cuore perde
e rende la mia vita terra brulla.

domenica 27 aprile 2008

Ringraziamenti:
Ringrazio la mia amica, la dottoressa Gioconda Fiori, brillane medico nonchè scrittrice e poetessa dialettale (apprezzata e premiata), per i consigli che mi ha dato sulle mie poesie. La ringrazio in particolare per lo stimolo ad andare avanti, e per le sue spiegazioni sul significato interiore dello scrivere poesie.
Ringrazio anche Andrea I. per i consigli, e per quello che sa lui.

sabato 26 aprile 2008

25 APRILE


Quanti morti per veder questo giorno

che pure per me passa uguale agli altri

in questa spiaggia, solo tra la gente.

Nemmeno il sole scalda un poco il cuore.

La noia e la mestizia son padrone

di colui che da tempo è senza amore.

Preso da questa malattia dell'oggi,

non ho speranza più di ritrovare

felicità, a cui io tanto bramo.

Con essa andavo avanti nel mio viaggio,

nel giro dei ricordi ora son fermo

e attendo forza per ricominciare.

E a voi, morti nel giusto, non riesco

neppure a dare un poco del mio tempo

per ringraziarvi della dura scelta.

Lasciaste il vostro ben per libertà.

Tutto sacrificaste per la strada,

appesi ai ponti, o crocefissi ai muri.

Del mio tempo, che val davvero poco,

io invece neppur riesco a dedicarvi

un minuto distolto al mio dolore.

Voi che foste tra i giusti e tra i migliori

perdonate quest'uomo consumato

e pregate per lui, vivo ma morto.

Che nel dolore trovi tenerezza

da rivolgere non a sè ma agli altri

e ad essi possa dare il proprio amore.

giovedì 24 aprile 2008

OCCHI NON HO CHE PER TE


Occhi non ho che per te dolce amore,
anche ora che la vita ci ha diviso
e la nostra vicenda è giunta a fine.
Occhi non ho che per gli occhi tuoi dolci
e audaci al tempo stesso, e intelligenti,
pieni di luce e speranze future.
Occhi non ho che per come ti vesti,
come cammini, di chi ti circondi,
bramando io di essere al posto loro.
E piango un pianto amaro senza quiete.
E sogno ancora di riaverti un giorno.
Occhi non ho che per te dolce amore.

mercoledì 23 aprile 2008

COMPAGNO DEI GIORNI TRISTI


Passano lunghe e vuote le giornate
colme di noia, come di tristezza.
La gioia che negli occhi avevo, è persa.
E' rimpianto d'errori troppo grandi
che m'hanno spinto al fondo di un inferno
dal quale non so come risalire.
Il compagno dei giorni tristi è quì
Stanco e consunto, pur non m'abbandona
solo, a leccar ferite dello spirto,
pur non avendo nulla io da offrire,
se non questo mio volto senza luce,
nel quale vede non sa più che cosa.
Nulla di ciò che amò quel dì di sole
quando le anime unirono, per poi
promettersi un amore senza tempo.
Come potrà lui esser ripagato
di tanta attesa, avendo sol di fronte
non quell'uomo, ma larva di chi era?

venerdì 18 aprile 2008

LUNGO INVERNO


E non vuole cessare questa pioggia,
nè con essa l'inverno maledetto
che mi ha portato via l'amore mio.
Io fisso un punto nel vuoto, aspettando
che se ne vada un pò della tristezza
che mi sta consumando, lentamente.
Non ho più il mio riposo nella notte,
giro dentro quel letto, senza sosta,
in attesa di un sonno immaginario.
E ti rivedo sempre, amor perduto,
immaginando cosa stai pensando
e facendo, per divorar le ore
stanche, dopo la danza della sera,
quelle ore che per tempo ebbi mie,
per poi unirmi a te, in una persona.
Che strazio immaginarti non con me...
magari con un altro... già felice,
mentre divento pallido ricordo.
Nemmeno lacrimar possono gli occhi.
Che allora questa pioggia sia il mio pianto,
e il suo infierir sul mondo, compagnia
per la mia anima lasciata sola,
luce che va scemando nel mattino
a spengersi pian pian, triste fantasma

Non siamo


Quanto quelle parole

temetti di sentire,

e quando questo avvenne

morte mi prese il cuore.

Di me più non vuoi avere

lettera, vista, voce;

fatto mi hai tu sentire

come un brigante, allora,

costringer con la forza

l’angelo dell’amore

a dare ancora segni

di ciò che più non c’è.

Non siamo, hai detto, fermo,

e continuar non posso.

Capisco bene, eppure

troppo mi costa ancora.

Ma ciò che raccontasti

di quanto tu soffrivi

avendo ancora cose

per cui pensare a me,

sol quello basterà

a tenermi distante,

lasciando quell’amore

per cui rinacqui, un dì.

Se infatti non ne hai,

a che serve provare

a chiedere una luce

che non risplende più?

Il volo dell'ape


Di tutte le creature

che il Cielo volle darci,

alcune, più di altre,

allietano la vista.

Chi rondini, farfalle

chi il falco preferisce...

Non io, cuore malato

con esse mi rapisco.

Un'ape, nel suo volo,

invece io incontrai.

Disegnava figure,

nel volare danzava.

Per lunghi, lunghi giorni

l'anima rallegrò,

artista della vita

e musa ispiratrice,

col volo suo sensuale

danzava nel mio cuore.

Oh, se avessi capito...

e invece mi accecai,

voltandomi di lato.

Una sera andò via.

Ahi quanto piansi, e quanto

ancor ne soffro, ahimè.

E questo vecchio fiore

non ha ora più l'anello

di una vecchia promessa,

che mantener non può.

Ma solo, appassisce

e sbianca la corolla

dai petali d'amore,

con cui l'ape sfamò.

Curvo e sottile stelo

ancora lo sorregge,

ma il vento lo tortura

in continuo girare.

Chissà se questo fiore

reggerà tutto l'anno

di cui parla il poscritto

in pagina d'Amore.

O Ape, dolce amore

nella tua danza, in cielo,

pensa se rifermarti

ancora su di me.

Altri fiori più belli

ti attireranno certo,

ma forse meno cari

saranno, nel tuo cuore.

Se ancor rimane amore

tra il fiore e la sua ape,

non lo spezzino i venti,

nè il miele d'altri fiori.

Non so se per quell'anno

sopravviverò, invero.

Ci proverò, promisi

e onesto in ciò sarò,

finchè le poche forze

del gambo consumato

da infinito dolore

saranno ancora quì.

Mia ape, vero amore

se ancora in te rimane,

che importa se hai volato

ieri in un altro fiore?

Il saluto di ghiaccio


Ancor oggi mi dolgo,
per quanto inopportuno
mi resi al tuo cospetto,
non vedendo di lui.
Uno sguardo sprezzante
raffreddò il cuor, già morto,
dell'uomo disperato
che perse tutto, allora.
Fu giusto forse il tuo
protegger cavaliere,
e scacciare il poeta
da strapazzo, più ancora.
Non questo, ma freddezza
e parola sprezzante,
su di me, già indifeso,
rabbuiarono il cuore.
Onore al vincitore,
il vinto a terra giace..
non morto però, vive.
Forse si rialzerà,
per vivere i suoi giorni
nell'attesa che amore
di te illumini ancora
il viso, gli occhi, il cuore.
Tu pensa, se vorrai
a me con il sorriso,
e non con gli occhi bui
ehe in questi giorni ho.
Se ci sarà quel giorno
in cui ancora spero,
non più in parte, ma intero
per te solo mi avrai.
Se invece tu con lui
dividerai la strada,
pur morendo nel cuore
gioia ti augurerò
Bello mi parse, infatti,
fuori, non so di dentro.
Non lo vidi davvero,
ma così immaginai.
Qualcuno, se non io,
che ti dia grande gioia
tu meriti davvero,
o mai scordato amore.
E questo scarno verso
certo, ha poco valore...
Poeta da strapazzo
infatti solo sono.
Ma lascia che lo dia
per unirci, quel poco
che non estingua ancora
la fiamma nel mio cuore,
senza causarti un peso.
Come ti dissi ieri,
forse, serve una vita,
ma me la caverò.
Pensami sorridente,
anche se non vorrai
ritrovarmi più avanti,
solo, non darmi ancora
quel saluto di ghiaccio
"Aspetta, aspetta, si...."
...che la vita consuma
ancora adesso, quì,
mentre si, che io aspetto,
arduo tuo ripensare
se l'incerto destino
questo permetterà.

Rimpianto


Dei baci che affondavano

sulla morbida pelle

d'angelo senza età,

ancor conservo il gusto

che pur mi inebria un poco.

Degli occhi voluttuosi

per cui tanto bramavo,

rimane ancor la luce

nel buio del mio cuore.

E il cavaliere nero,

purtroppo, odiar non posso

nè te, amor si caro.

Sol per me rancor lascio.

Nelle ore dolorose

rovescio la clessidra,

per cento, mille volte,

per quante volte, ancor?

E piango, senza lacrime

a alleggerire il cuore

che non scoppia, pur duole

più che possa pensar.

Solo il rumor dei denti

già bianchi, ora di porpora,

tortura le falangi,

fin dentro l'osso va.

Poesie d'amor perduto di Giovanni


Cari amici
Mi chiamo Giovanni
Pubblico questo blog per ospitare le mie poesie.
Non sono un vero poeta, e se qualcuno di essi dovesse per caso leggerle, per favore, non rida di me.
Le mie poesie sono parola della mia anima, un modo per fissare un momento....
Sono dedicate alla persona che posiede il mio cuore, che purtroppo non vuole più. Non parlerò direttamente di questo.
Vorrei solo che questi schizzi, che molti troveranno patetici, permettessero a qualcuno, come certe canzoni che spesso prendiamo in giro, di cucirseli addosso, ricordando un episodio, un'emozione, un sentimento....
A chi avrà l'indulgenza di non essere troppo duro mando sin da ora un bacio e un abbraccio, augurando (anche ai detrattori comunque) ogni bene.